LA STORIA. Il mio compagno di classe Paolo Bonetti viene mandato al Vittoriale per controllare Gabriele D’Annunzio. Ne verrà fuori una fiction così scadente da far rimpiangere la presenza di Beppe Fiorello.
PERCHÈ NON VEDERLO. «Di ogni idea bella…se ne realizza sempre una versione più cupa». In queste parole del Vate tutta l’essenza di questo film. Certo, lui parlava del fascismo ma qui s’intende la cattiva riuscita di una pellicola dai dialoghi stanchi e meccanici che rimandano alla solita produzione televisiva che così tanto scalda i cuori dei vecchi amanti del tubo catodico. Peccato, perché il Lago di Garda appare in tutta la sua magnificenza, così come sarebbe se non ci fossero i tedeschi ad ammorbarlo (i turisti, non i nazisti…). Il Vittoriale degli Italiani (andate a visitarlo, bestie!) è un set dalla bellezza stordente per un prodotto che rimbambisce per la sua pochezza narrativa. Nonostante Castellitto, qui nella sua versione Padre Pio più che in quella Non ti muovere.
NOTA A MARGINE. I fasssisti sono sempre dei cattivoni ma dentro il giovane idealista alberga il germe della resistenza. E, alla fine, italiani brava gente. Sigh.
VOTO.
Rispondi